venerdì 11 agosto 2017

d'agosto



Di solito succede appena dopo la metà del mese. 
Quando, passato il ferragosto, il primo acquazzone abbassa la temperatura, i cieli si fanno di nuovo tersi e le nuvole si rincorrono leggere. 
Quell'istante preciso in cui l'estate inizia a virare, piano ma inesorabilmente, verso l'autunno.
Quest'anno è successo anche prima.
Quest'anno è arrivato proprio stamattina, e io che non ero ancora pronta mi trovo un po' spaesata.
Sarà che in vacanza ci devo ancora andare. 
Sarà che ultimamente ho sempre meno fretta che il tempo scorra veloce e potendo dilaterei certi attimi all'infinito.
Così ho passato un paio di ore a spulciare listini di campeggi e a scandagliare mappe di spiagge e calette sperando che quando settembre arriverà, sia rimasta un po' d'estate sul bagnasciuga e all'ombra della pineta.
Qui a dire il vero c'è che vorrebbe andare in montagna.
Però...
Però la verità è che io per la montagna non è che ci vada proprio matta, forse perchè non ho fatto altro fino ai sedici anni (l'ho raccontavo in questo post, agli albori del blog) e il mare ho iniziato a conoscerlo dopo i venti, quindi ho da recuperare parecchio.
Ciò non toglie che qualche giorno potrebbe pure farmi voglia. 
Giusto qualche giorno. Con tanto sole però. 
Come l'anno scorso quando, grazie all'ospitalità di alcuni amici, abbiamo passato un paio di giorni in Cadore. 


Un paio di giorni in cui abbiamo riempito la pancia di cose buone e gli occhi di verde. 
E di piccoli scorci di bellezza.
Le cataste di legno, sempre perfette.
I fiori sui balconi, sempre perfetti pure quelli.




Gli angoli un po' più sgarruppati, e un po' meno perfetti, sempre i miei preferiti.





Le passeggiate sui sentieri, i torrenti freddi e i mazzolini raccolti tra una mora e una fragolina.




Le mucche, che come le vedo mi ricordo di tute quelle foto di me bambina, e una mucca dietro.


E i piccoli paesi che si agghindano a festa e celebrano storie, ricordi, tradizioni, arti e mestieri, con quella punta di fierezza di chi resiste al tempo che passa, in questi posti che si riempiono di vacanzieri fugaci per pochi mesi all'anno.
Poi tutti se ne vanno e ogni cosa torna al suo posto e al suo lento scorrere delle stagioni.




















Le foto le ho scattate un anno fa esatto, nei dintorni di Sappada.
Il paese in festa invece è Danta di Cadore.

2 commenti:

  1. eh, belle le foto, e magari bella pure la montagna, ma non fa per me! da piccola andavo per forza, da grande non ci metto piede. eh si che mio nonno era una guardia forestale, mi portava ovunque, a cercare fragole, funghi e caprioli, niente, io sono una creatura marina. iotra le montagne soffro di claustrofobia mi sento in trapppola, vorrei pero' rirovare con il bosco, che invece ultimamente mi chiama (ma per quello basta una gita in giornata, o giusto una notte!)
    anna

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  2. A me da piccola portavano solo in montagna: il paesotto in valle, le passeggiate in montagna, i pomeriggi al lago. Il mare ho iniziato a conoscerlo dopo i vent'anni...e ora andrei sempre e solo al mare. soprattutto d'estate. diciamo che della montagna in estate non amo il suo essere sempre così invernale e natalizia, o almeno è così che la percepisco io. poi ho un serio problema di vertigine con dirupi e altezze, quindi anch'io preferisco il bosco e magri in autunno. Però anch'io con due tre giorni al massimo son più che sazia!il "problema" è che invece io marito preferirebbe la montagna, e io finisco sempre per spuntarla e mi sento un po' in colpa poi. Quindi a volte cerco di convincermi ce in fondo non è poi così male.

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