venerdì 26 febbraio 2016

tornare qua

lago di braies 9
Ho voglia di tornare a scrivere qui. Come facevo all'inizio.
Mi sono chiesta cosa mi abbia tenuta lontana da quest'angolo negli ultimi mesi.
Mi sono risposta con scuse poco convincenti.

Il poco tempo. Vero niente, ne ho senz'altro più di prima, ma lo uso in maniera diversa.

Tanto non legge nessuno. Vero. Ma in fondo non è che mi abbia mai letta molta gente, no? e soprattutto, diciamoci la verità, scrivevo molto di più quando ignoravo chi mi leggesse. 

Devo concentrarmi su altro. Già. peccato solo che sembro dimenticare quanto bene comunque mi facesse concentrarmi su questo. Coltivare quest'orticello di cose piccole e irripetibili.

Scrivere. Scegliere foto. Raccontare. 

E allora mi è stato chiaro. C'è stato un momento in cui ho creduto di aver capito una cosa.
E' successo aprendo lo shop.
Ho creduto che da quel momento in poi, se volevo che quella parte di me (quella creativa e artigianale) spiccasse il volo), dovevo concentrarmi solo su quella, mostrare solo quella, raccontare solo quella. Con tutto un corollario di regole ed indicazioni su brand, selfbranding, riconoscibilità, coerenza e menate varie.
Ci sono cascata, lo ammetto. Nella favoletta "datti un  tono, trova il tuo cliente ideale, incuneati in una nicchia, non perderti in mille cose e non disperdere il pubblico, non confonderlo, non divagare".
E lì mi sono arenata, su uno scoglio di panno e grovigli di fili come alghe che ti si avvinghiano attorno alle caviglie.
Lasciando fuori da questo spazio quel che amo di più condividere, è venuta meno la voglia di entrarci, in questo spazio.
Credendo che fosse davvero imprescindibile e presupposto irrinunciabile quello di di scegliersi un tema, una categoria in cui piazzarsi dentro e starci in mezzo, ben piantati come granitici sassi. 
Ma no, non fa mica per me. Questo è un blog generalista, come la peggior televisione! Tzè! 
Un bel minestrone, con tutto dentro.
Fa un gran bene, il minestrone,sapete?

Mi piace quel che faccio. Mi piace inventarlo, pensarlo, crearlo passo dopo passo.
Dare vita a giochi e balocchi.
Cucire pagine, tessere libri.

Non sempre però mi piace raccontarlo. O meglio, non sempre trovo la stessa verve nel farlo.
Non provo di sicuro lo stesso piacere che mi dà l'andare a zonzo, fotocamera in mano.
Fermarmi, posare lo sguardo su scorci, angoli, dettagli, catturare la luce, farne mia un po', quanta ne voglio, quanta me ne occorre per ritrovare poi quell'angolo così come io l'ho voluto vedere in quell'attimo.

Mi manca scrivere qui degli angoli di mondo, pochi per carità...ma quanto belli, in cui a volte ho la fortuna di camminare.

Mi sono ricordata quale fosse la cosa di cui amavo di più scrivere qui. E me ne è tornata una gran voglia.
I miei piccoli giringiro a zonzo. I posti che vedo, le gitarelle fuori porta e i viaggi a lungo sognati, studiati, pensati, organizzati.
Senza la presunzione di etichettare questo posto come un travel blog (abbiamo detto niente etichette, no?), scrivere di angoli di mondo è quel che preferisco.

Raccontare i miei angoli di mondo è quel che ricomincerò a fare, a cominciare da oggi. 
A cominciare da qui, anzi da lì, da lassù nel sudtirol, zona di montagna non molto lontana da qui ma che conosco proprio poco.

Ho avuto la fortuna di passarci un paio di giornate, lo scorso Capodanno.
Non faceva molto freddo, ancora non aveva nevicato, i prati erano di uno stranissimo colore, che non aveva stagione con cui accordarsi.
Le piste spiccavano, imbiancate d'artificio, solcando i monti, squarciando i boschi.

Ho iniziato l'anno passeggiando su una lago ghiacciato, tenendo per mano le persone che più amo.Stando attenta a non cadere. Scivolando. E cadendo comunque, inevitabilmente, con un sonoro tonfo. Ma ne è valsa la pena eccome.

Questo è il Lago di Braies. Pare essere diventato famoso in quanto location di una nota fiction nazional popolare. Che non ho visto prima e che tanto meno vedrò dopo.
C'era un mucchio di gente. Un po' perchè era capodanno un po' per la fama guadagnata alla tivvù.
Comunque, non fate gli snob, se avete occasione, andateci. E' bello. Tanto tanto tanto.
C'è tutta una passeggiata, facile, che circonda il lago. E la montagna, e i boschi e gli alberi, che si specchiano nella acque del lago quando non è ghiacciato sono uno spettacolo mozzafiato, che per ora ho visto solo in foto, ma che spero di poter fotografare io stessa.

Comunque pure ghiacciato merita.

lago di braies 8

lunedì 22 febbraio 2016

Il mio Pinocchio, di panno e filo.

 Lo confesso. All'inizio non sapevo bene come me la sarei cavata.
Si fa presto a dire personalizzato. Poi quando chi sceglie le tue mani perchè creino qualcosa di unico da portarsi a casa non è mica detto che la richiesta sia alla tua portata.
Allora inizi a pensare, cerchi ispirazione, ti spremi le meningi finchè qualcosa nella tua mente inizia a prendere forma.
E anche in questo caso mica è così facile: quel che prende forma nella tua testa  non è mica detto che poi prenda forma anche nelle tue mani, non come te l'eri immaginato perlomeno.

Comunque alla fine ne sono venuta fuori . E pure bene, a mio modesto parere.

Tutto è cominciato dopo il mercatino (il mio primo mercatino...avevo finalmente scritto un lunghissimo post quando ho ripreso in mano il blog un paio di settimane fa. Mi si è cancellato tutto a cinque righe dalla fine per un indice poggiato sul tasto sbagliato...).
Una mamma che era passata al mio banchetto e dopo aver visto le mie creazioni (quiet book in particolare) aveva deciso che ne voleva uno anche lei per i suoi bimbi.
Pinocchio la storia che avrebbe voluto come fil rouge.

Il bello, e il difficile, di quando crei qualcosa di personalizzato è riuscire a soddisfare i desideri dell'altro sfruttando al meglio competenze e capacità facendo fronte ai limiti che si possono incontrare.
In questo caso la sfida per me era doppia: creare qualcosa ispirato a Pinocchio (storia che ammetto non essere nella mia top ten e che quindi non conoscevo bene bene) e un quiet book che questi due fratellini potessero usare assieme.
Data la differenza di età tra i due fratellini la soluzione poteva essere solo una. Anzi due: parte delle illustrazioni che normalmente avrei inserito nel quiet book le ho invece cucite su un cubo sensoriale.
Questa sarebbe stata la parte per il più piccolo dei due fratellini: un morbido cubo, colorato, con inserti e particolari in rilievo per stimolare il tatto, dentro un piccolo campanellino che tintinna allegro per stimolare l'udito, da lanciare in aria e con cui imparare i nomi dei personaggi, aiutato dal fratellino e da mamma e papà.

Eccoli qui, ve li presento uno per uno.
C'è Pinocchio.
Geppetto. 
 Il Grillo Parlante.
 Il Gatto  e la Volpe.
 La Balena.
 E la Fata Turchina.
E poi la parte per il bimbo più grande, il quiet book con attività e giochi ispirati agli episodi e alle vicende del burattino di legno. L'idea di base era associare ad ogni faccia una pagina nel libro. 
 L'ho iniziato proprio come comincia il libro di Collodi: con un pezzo di legno.
Ho fornito il piccolo lettore di appositi attrezzi da falegname per forgiare da quel ciocco di legno un burattino come si deve: sega, martello e pennello.
 Il burattino di Pinocchio nelle mie pagine di panno diventa un puzzle utile a imparare lo schema corporeo: il busto in mezzo, gambe sotto, braccia ai lati e testa in cima.
 Nella pagina associata al Grillo Parlante  c'è un bell'abecedario per imparare le lettere...
 ...e in quella del Gatto e la Volpe l'albero con le monete d'oro che vanno millantando cresca nel campo dei miracoli per imparare a contare fino a dieci.
 La balena, che c'è anche sul cubo, qui nasconde una sorpresa...
 ...che preannuncia il lieto fine...
Pinocchio si voltò a guardarlo; e dopo che l'ebbe guardato un poco, dise dentro di sè con grandissima compiacenza:-Com'ero buffo, quand'ero burattino! e come ora son contento di essere diventato un ragazzino perbene!...
Copyrigth Shaulalala 2016. tutti i diritti riservati.
Questo post non è un tutorial, la riproduzione e la copia di questo libro non sono pertanto consentite, nè per fini commerciali nè per utilizzo personale.
Questo libro e questo cubo, liberamente ispirati ai personaggi e alla storia di Pinocchio di Carlo Collodi sono  completamente ideati, disegnati e realizzati a mano da me, ne è quindi vietata la riproduzione e la copia, sia delle foto qui pubblicate che del progetto.
Potete ordinare questo libro e questo cubo nel mio shop su Alittlemarketitalia, a questo link.

giovedì 11 febbraio 2016

indovina cosa succede

Ci sono due motivi per cui ho amato questo libro. No, tre. Anzi quattro. Sono certa che entro la fine del post me ne saranno venuti in mente altri.

Primo motivo: è un silent book. Solo illustrazioni, niente parole. Tra i tipi di libri per l'infanzia, ma non solo, che preferisco.
E in questo libro le illustrazioni non ci sono nemmeno tutte. Mancano, pensate un po', i personaggi.
Non che non ci siano, ma non si vedono. Di loro ci sono solo le tracce, le impronte dei passi in casa, le orme sul terreno imbiancato dalla neve.
In casa, nelle stanze e fuori, nel giardino e oltre il cancello l'ambiente cambia al loro passaggio, scompaiono oggetti per poi ricomparire, vengono raccolte cose, altre vengono usate.
Al lettore, a cui non serve saper leggere per narrare questa storia, non resta che immergersi in questa casa, che mi piace immaginare in un piccolo paese dell'altoadige o di qualche paese scandinavo.
Muoversi nelle stanze, passare dalla camera al bagno e poi in cucina. Decifrare i movimenti, intuire le azioni, tracciare fili che uniscano i pezzi.
Il letto sfatto, i vestiti sulla sedia, le briciole sul tavolo.
Tutto fa pensare che sia mattina. Ci si alza, ci si lava e poi una buona colazione.
E poi ci sono quei passi per terra, quelle tracce, simili ma diverse, che raccontano molto.
I piedi scalzi, i calzini e poi le scarpe.
Ma non ci sono solo orme di bambino in questa storia.
E non è solo fra le mura di casa che si svolge questa storia. Si esce in giardino, e poi ancora più in là oltre il cancello. Le impronte sulla neve sembrano prenderci per mano e accompagnarci attraverso il bosco, in quella che ha più l'aspetto di una piccola grande avventura che di una "semplice " passeggiata.
E i particolari, i dettagli...che tanto amo, su cui tanto mi soffermo, qui in questa storia in cui tutto accade e nulla succede, sono i protagonisti. Messi lì, con maestria da regista di un film giallo, sono indizi preziosi, che non vanno trascurati.
Spingere l'occhio a cercare piccoli segni, a soffermarsi su un particolare per indovinare cosa succede non è forse un bellissimo esercizio di narrazione e creatività e sviluppo del linguaggio per un bambino (ma anche per un grande direi)?
Quanti stimoli dietro e dentro a qualcosa di appena solo accennato?

Questo libro mi ha incantata. La prima volta che l'ho letto è stato con i bambini, non ho voluto guardarlo prima, ho preferito che fossero proprio loro a raccontarmelo e ho voluto scoprirlo passo passo, mai espressione fu più calzante, con loro e attraverso loro. Ed è stato uno dei quarti d'ora più belli che io possa annoverare tra i nostri momenti.

Ci sono altri due motivi che lo rendono speciale ai miei occhi, uno per ognuno dei miei pupi.

Il mio bimbo piccolo, anche se sarebbe più corretto dire il più piccolo, è u gran raccoglitore e collezionista di bastoni, bastoncini, rami e ramoscelli. Non c'è passeggiata da cui rientriamo senza un bastone nuovo. a volte sono piccoli, a volte veri e propri rami. Per lui sono tesori preziosi, strumenti magici in grado di trasformarsi in qualunque cosa la sua fervente fantasia gli suggerisca.
Li teniamo in casa, raccolti in un vaso di latta i più piccoli, e in terrazza i più grandi.
E tra le pagine di questo libro non ho potuto fare a meno di vederci un po' di lui. Ma non vi dico altro per non rovinarvi la sorpresa.

E poi c'è la mia bimba grande, poetessa e filosofa, sempre calma e assorta nei suoi pensieri e ragionamenti, che mille domande si fa e spesso ancor più risposte si dà che un giorno, concisa e chiara e disarmante come sa essere ci ha spiegato la differenza tra immaginario e invisibile.
"Una cosa immaginaria c'è nella tua fantasia, lo vedi ma non esiste. Un' amica invisibile esiste ma non si vede."

Sarà un concetto banale, ovvio, scontato per chi ormai è grande e crede di avere visto tutto, di avere sempre tutto chiaro, limpido ed evidente sotto agli occhi. Ma a cinque anni, cavoli, a cinque anni è mettere un primo piede in un terreno che non è più così bambino, fare un primo passo in un'età in cui nuove consapevolezze si stendono di fronte a lei come un paesaggio imbiancato tutto da esplorare.

 Ah, un altro motivo per cui amo questo libro?
Le illustrazioni. Deliziose, semplicemente deliziose.

"Indovina cosa succede" di Gerda Muller, Babalibri edizioni.
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