venerdì 1 luglio 2016

i quindici


E così è di nuovo luglio.
Di nuovo estate, di nuovo vacanze.
Quest'anno scolastico si chiude e si aprono due mesi di lunghe giornate, pomeriggi assolati e tramonti tiepidi.

Quest'anno che tanto aspettavo e sembrava non arrivare mai, e invece, toh, è anche già finito, lasciandomi all'alba di nuovi inizi senza aver concluso nemmeno metà di quanto mi fossi prospettata di fare. L'ho già detto che il mio peggior difetto si chiama procrastinazione?

In quest'anno in cui entrambe i  miei bimbi frequentavano finalmente la stessa scuola, (stessi orari, stessi posti, stessi ritmi...una comodità e serenità senza pari) sono stta moloto, molto, molto meno propositiva nei loro confronti.
In fondo cinque giorni la settimana di scuola sono già abbastanza stimolanti.
In fondo ormai hanno talmente dentro di sè la chiave per intrattenersi e decidere che fare del loro tempo libero che qualsiasi mia proposta ludico, didattica, creativa che fosse sembrava quantomeno superflua.
Usciti da scuola tutto quel che volevano era una passeggiata, un po' di parco, cartoni, divano.
Il tutto condito di stanchezza, capricci, bisticci ma anche tanto gioco libero, spontaneo ed autogestito.

Ora che l'estate e il vuoto indispensabile di questo tempo vacanziero si stende di nuovo di fronte a noi torneremo a trovare spazi e momenti in cui sederci attorno ad un tavolo, o distesi sul prato, o scalzi all'ombra ristoratrice di seraphine la terrasse e dire-fare-creare assieme.

Nostri fedeli compagni saranno i Quindici.
Sono sempre stati con me. E ora sono sempre con loro.
E dietro a questi quindici volumi di letture, illustrazioni, storie, filastrocche e scoperte c'è una storia che amo sempre raccontare.
E' tempo di farlo anche qui.



I quindici che io avevo da bambina erano quelli di una mia cugina, la più grande.
Li avevo ricevuti in eredità assieme a pupazzi, bambole e vestiti per la barbie fatti a mano dalla sua nonna.
Mi piacevano un sacco, in particolare il primo volume, "filastrocche e rime", un'antologia senza tempo e senza confini di ninnananne, tiritere, scioglilingua, conte, indovinelli, filastrocche e poesie. 
Quando poi mia cugina è diventata mamma i suoi quindici sono tornati sugli scaffali di casa sua, tra le mani e sotto gli occhi dei suoi bimbi.
E io sono rimasta senza.
A malincuore.

Nel frattempo ero cresciuta anch'io.
Vent'anni e poco più, vivevo con le mie amiche, lavoravo al nido.
Un giorno passeggiando per un  mercatino di cose vecchie mi fermai ad una bancarella di libri usati, tra le mie preferite di sempre.
Tra i tanti libri c'era un volume dei quindici, non ricordo quale fosse, ma non era di certo uno dei miei prediletti. 
Chiesi al signor vecchiolibraio se per caso ne avesse altri.
"No", mi rispose, "ma se mi lasci il numero non appena riesco a metter su una collana intera te la faccio avere".
Ci salutammo così, lui col mio numero di telefono, io a mani vuote con la promessa di quei quindici libri che un giorno forse avrei potuto riavere tutti per me.

Passò il tempo e un giorno mi telefonò.
Disse che ci aveva messo un po', non sempre le collane che recuperava da vecchie cantine e polverose soffitte erano intere, spesso mancavano volumi o alcuni erano davvero troppo malandati.
Così aveva aspettato di mettere su una raccolta che fosse completa  e in buono stato, prima di chiamarmi.
Ora era lì, di fronte a lui, in una scatola di cartone.
Quindici volumi arrivati da chissà quante case diverse.
Chissà a quanti e quali bambini erano appertenuti, chissà quante e quali storie avevano vissuto.
Ci mettemo d'accordo per la consegna.
Me li avrebbe portati lui.
Arrivò, suonò il campanello e me li portò fin sù, al terzo piano. Non ricordo bene cosa fosse successo, ma l'ascensore non funzionava, e quindi salì a piedi, con quello scatolone tra le mani. 
Ai miei occhi era diventato definitivamente un eroe, quel vecchiolibraio che portava tra le mura della mia prima casa da grande quei quindici pezzi della mia infanzia.

Quella sera passai a sfogliarli, con le amiche, attorno al tavolo della cucina.
Tanti frammenti ricomponevano ricordi, come un mosaico.
Alcuni erano un po' scarabocchiati qui e là, ma davvero poca cosa. 
Ma lo notai perchè io ero invece ero stata una di quelle bambine che i libri non li scarabocchiava. E nemmeno mia cugina prima di me.
Ma mi facevano sorridere,quei tratti incerti di pennarelli, quegli segni sulle pagine. Provavo ad immaginare il bambino dietro a quello scarabocchio. E l'adulto che poteva essere adesso.
Chissà cosa faceva, dove viveva, chi era diventato.

Io ero diventata una maestra, di quelle "piccole", per i bimbi piccoli.
Filastrocche, nenie, pastrocchi, scoperte, storie e scarabocchi erano diventati il mio pane quotidiano.
Molto di quello che ero diventata era lì tra quelle pagine.
Fu una sorta di epifania, una collezione di dejà-vu, una mappa di segni e indizi inconfutabili che mi raccontava il perchè, spesso inconsapevole, di tante scelte fatte.
Era come il glossario delle mie competenze, il campionario dei miei gusti, dell'estetica che mettevo nelle cose che facevo e in quello che cercavo.
Da quel momento li ho sempre tenuti con me, letti e sfogliati per puro piacere personale e portati al nido per lavoro, fonte di infiniti suggerimenti ed ispirazioni, passatempi e stimoli.

Ora che dopo essere stata bambina e maestra sono diventata anche mamma alla storia di questi quindici libri si aggiungono altre pagine.
Sono i quindici dei miei bambini, stanno sullo scaffale della loro cameretta e fanno loro compagnia con letture, disegni, storie curiosità e tante attività. 
Il volume 14 è tra i loro preferiti.
Come dar loro torto?
C'è tutto l'art and craft che si possa immaginare.
Attività con carta, forbici, colla. Stoffa, fili, tessuti.
Maschere, costumi, travestimenti.
Ricette, esperimenti, intrattenimenti.
Giochi all'aperto e passatempi per i giorni di pioggia.
Ogni volta che lo sfoglio mi ricordo perchè su Pinterest non ci vado mai!
Ogni volta che lo sfoglio penso che un giorno ci vorrà di nuovo l'aiuto di un vecchiolibraio come quello che ho incontrato io che mi aiuti a metter su altre due collane intere di quindici.
Quindici per la mia bimba e quindici per il mio bimbo, per quando saranno grandi.















3 commenti:

  1. Ma che meraviglia, queste sono il genere di storie che adoro... ricordi preziosi d'infanzia, libri speciali che fanno parte di quei ricordi che ne hanno plasmato la realtà, storie di vecchi librai che ancora cercano di soddisfare un desiderio e lo realizzano, giochi e libri così preziosi che si tramutano in "tradizione" da tramandare!!! :D

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    Risposte
    1. L'hai detto meglio di quanto io abbia provato a fare: è una piccola storia, con dentro tutte le belle cose che hai detto tu!
      Tu come stai?

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  2. Dalla pagina instagram sono approdata qui. Parlavi di viaggi e Volevo vedere qualche post. E mi ritrovo a fare un viaggio anch'io, ma nella memoria. Il 14 era anche il mio preferito: i timbrini con le patate e le espressioni del viso. Eppoi, non ricordo in quale volume, il bimbo che si librava nell'aria con il motozaino...

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