mercoledì 25 giugno 2014

gioie brillanti

L'idea è stata sua, della piccola grande di casa. Io le sono andata dietro a ruota, figuriamoci.
Mettendo ordine (finalmente...) fra libri, scaffali e mensole è sbucato fuori un pacchetto ancora integro di das. Lei l'ha trovato, se l'è girato fra le mani, se l'è guardato per benino e, ispirata dalle foto sul pacchetto, ha fatto la sua proposta: mamma...facciamo anche noi una collana così?!?
Che fai le dici di no? Certo che la facciamo la collana! Mamma poi è da parecchio che non crea perline, da quando ha deciso di non cucinare più il cernit nel forno di casa, chè non le sembrava un'idea tanto salubre. Poi si era ripromessa di comprarsi un piccolo fornetto elettrico per cucinare le sue coloratissime perline che sembravano caramelle...ma son passati anni, cambiate passioni, sopraggiunti altri, chiamiamoli così, impegni. E il fornetto non è più stato comprato.
Quando ci siamo seduti sul tavolo della cucina a rigirarci fra le mani piccole palline da bucare con lo stuzzicadenti son tornata indietro di una dozzina d'anni: i pomeriggi al rientro dal lavoro, un buon caffè in compagnia, tante chiacchere e sul tavolo una distesa di perline.
E così ci siamo messe all'opera,ognuno a modo proprio.

giovedì 19 giugno 2014

vacanze romane #4

Su Internazionale della scorsa settimana c'era un articolo di una giornalista di The Guardian, Kate Corner, che raccontava del suo recente viaggio ad Amsterdam con famiglia e, quindi, bambini al seguito.
Oltre a suggerimenti sulla città, raccontava anche dell'alloggio: un appartamento in affitto trovato tramite Kid&Coe, agenzia che riunisce appartamenti e casa private affittabili per vacanze e brevi soggiorni a misura di bambino, quindi completamente equipaggiati di lettini,culle, fasciatoi, seggioloni fino a complete play-room a disposizione degli ospiti, e consigli e suggerimenti lasciati dai padroni di casa per godersi la zona anche con dei mini viaggiatori. Ho dato un'occhiata veloce al sito: case meravigliose, prezzi non sempre economici (...anzi), ma case meravigliose.
L'articolo cominciava così: La maggior parte dei genitori con bambini piccoli sa che con loro non si fanno vere e proprie vacanze, ma sono dei momenti in cui si bada ai figli godendosi un panorama migliore.
Affermazione con la quale mi trovo enormemente d'accordo. Lo spirito con cui viaggiamo in un paio di semplici righe.
Da quando ci sono anche loro viaggiare non è più una serie di tappe ed itinerari da studiare e da seguire pedissequamente. Non ci sono più elenchi di mostre-musei-monumenti da vedere a tutti i costi, senza se e senza ma. Non si da più alcuna importanza al "ci sarebbe da vedere questo e pure quello."
Da quando ci sono loro si passeggia, si bighellona, si sta naso in sù a scorgere curiosità con occhi stupiti, e spesso si cammina a testa bassa, con occhi aperti e orecchie tese a scrutare il loro umore e ad intercettare i loro bisogni e desideri.
Si va a braccio. Si parte da un punto e non si sa dove si andrà a finire, tanto meno quando.
A Roma abbiamo passeggiato tanto. Senza fare molto altro che non fosse passeggiare e respirare. 
Come avremmo fatto un pomeriggio qualsiasi qui da noi. Solo che l'abbiamo fatto lì, con un panorama migliore davanti agli occhi.

Un giorno ci siamo lasciati Piazza San Pietro alle spalle. Abbiamo mangiato pizza al taglio su una panchina sotto Castel Sant'Angelo poi, attraversato il ponte abbiamo preso via dei Coronari, godendoci lo scarso andirivieni che incontravamo e curiosando tra vetrine di antiquari e botteghe di modernariato, piccoli bar e pasticcerie che sembravano gioiellerie, i muri rossi, le insegne vecchie.
Siamo sbucati in Piazza Navona e poi a Campo dei Fiori.

martedì 17 giugno 2014

fino alla luna

Ci sono amicizie che durano e crescono col passare delle stagioni. Amicizie che vengono da lontano. Lontano nel tempo e nello spazio.
Noi ci siamo conosciute sui banchi di scuola ai tempi del liceo.
Solo che il mio banco si trovava nell'entroterra veneziano e il suo in Bretagna. Per un paio di settimane siamo state compagne di classe e di camera da letto. Corrispondenti era il termine tecnico: fa un po' giornalismo di frontiera, ma tant'è...
Ci avevano abbinate per l'età e per le affinità venute a galla nelle nostre lettere di presentazione. Funziona così con gli scambi di classe. Che poi l'abbinamento sia azzeccato mica è garantito: lo scambio con l'Austria ebbe molta, ma davvero molta, meno fortuna.
Comunque quella volta sembrava che i professori ci avessero visto giusto: appena scesa dal bus nel cortile del liceo lei mi venne incontro e mi disse "stasera facciamo una festa da me, ti va?" e già così mi stava simpatica. Entrata in camera sua l'occhio mi cadde subito sul cd dei Placebo, che avevo anch'io: il primo disco quando ancora non se li filava nessuno e se li nominavo a qualcuno mi veniva risposto "pla...che?...", e pensai "oddio grazie!".
Legammo subito, fortissimo e tantissimo. Due settimane dopo toccava ai francesi venire da noi. Passammo un'altra settimana scoppiettante, tra calli di Venezia e vaporetti, aule di liceo, concerti in quel che era il mio club del cuore all'epoca e pub.
Lei si innamorò dell'Italia. Negli anni successivi venne spesso a trovarmi, a Carnevale e d'estate.

venerdì 13 giugno 2014

il dado è tratto e colorato.

Pare ovvio, no?
Dopo una settimana passata a boccheggiare,privata della benchè minima voglia di fare alcunchè al di fuori dello stare sotto le fresche frasche, arriva finalmente il fine settimana. non vedi l'ora di asserragliarti nell'orto di famiglia per fare una festosa grigliata in compagnia, che ci sarebbe anche un compleanno da festeggiare volendo, godendoti tutto il refrigerio dei piedi in ammollo nella piscinetta dei bimbi e della birra fresca bevuta a canna e invece...
E invece a quanto pare arrivano tempeste e compagnia bella. Pure violenti, dicono. Che a me mettono un po' di paura quando esagerano.
E quindi niente, cambio di programma.
Da fare in casa non manca: finire di riordinare libreria e mensole che finalmente i nostri libri sono stati liberati dalla prigionia degli scatoloni in garage, eliminare tutto quel cartone dalla stanza "Quantarobba", che vabbè il riciclo creativo, ma una discarica in casa anche no, così da riprendere possesso di quell'angolo che dovrebbe aiutarmi a creare e a tentare 'sta benedetta avventura dello shop, invece che accumulare polvere e disordine.
Insomma non c'è di che annoiarsi. Per me.
Per i piccoli di casa invece bisognerà inventarsi qualcosa: dopo una settimana ininterrotta di giardino, parco, giri in bici e vita all'aria aperta occorre tirare fuori dal cilindro dell'intrattenimento indoor qualche buona idea.
Cercherò nella mia infinita lista di "bello questo...lo facciamo anche noi?!?"
A chi passa di qua lascio invece questa sempilicissimissima ideuzza per giocare ad imparare i colori e imbrattarsi un po' di colla appiccicosa, che tanto con l'afa dei giorni passati non dovrebbe essere un problema.
Se anche da voi dal cielo verranno giù fulmini e saette almeno in casa vostra splenderà l'arcobaleno.

Occorrente:

  • un dado. Potete costruirne uno in cartoncino, o usare una scatola in disuso, o attaccare dei pezzettini di carta su un dado normale. L'importante è che su ogni lato compaia un colore diverso, magari i principali se giocate con bimbi piccoli. Con bimbi più grandi invece potete giocare un po' più difficile usando magari più sfumature di uno stesso colore, così tanto per sfidare l'occhio! Noi abbiamo giocato facile saltando a piè pari la fase di costruzione e decorazione del dado grazie ad un regalo portatoci dalla Germania da un'amica: "nonso a cosa serva di preciso, ma ho pensato che senz'altro qualche modo di sfruttarlo lo troverete", disse donandocelo. E c'aveva ragione.
  • Carta colorata da ritagliare o strappare a pezzetti. Dev'essere ovviamente degli stessi colori che avete sulle facce del dado.
  • Un cartoncino, o un foglio.
  • Colla

mercoledì 11 giugno 2014

la prima volta. ma anche la seconda.

La prima volta non si scorda mai. Ma nemmeno la seconda. E anche se non l'ho provato sulla mia pelle, ho motivo di credere che valga altrettanto per tutte quelle successive.

La prima volta era estate, piena estate, caldo, sole, 18 kg in più da portarsi appresso, piedi gonfi come canotti, il fantasma della gestosi da scongiurare.
La seconda volta la primavera era alle porte, questione di giorni e sarebbe sbocciata. Solo nove chili in più, energie da vendere, serenità e voglia di fare: ero un fiore.

La prima volta le 40 settimane erano passate da un pezzo, la mia pancia era scaduta come una mozzarella in frigo, che se la mangi qualche giorno non è che stai male.
E infatti non stavo male. Stanca e gonfia sì, ma era colpa dell'estate umida della palude padana, non solo del mio ventre pieno di vita.
La seconda volta invece siamo stati puntuali al limite del verosimile: è nato alle 22e50 del giorno della data presunta.

sabato 7 giugno 2014

chi vuole un gelato?

Arrivano i primi caldi e noi, potendo, vivremmo di gelato e poco altro. Ma credo che un nutrizionista non approverebbe del tutto questo regime alimentare.
"Chi vuole un gelato?" va quindi strillando per casa la  pupa grande in questi giorni con tono e volume da mercante della Vucciria.
Come non dar seguito ad una tale appassionata inclinazione?
Presto detto, presto fatto. Un po' di materiali di recupero, qualche intruglio, la giusta compagnia e il passatempo scaccia noia della nostra estate è pronto. Giochiamo al gelataio!

giovedì 5 giugno 2014

vacanze romane #3

Non sono tipa da grandi città, credo si sia capito. Questo non vuol dire che io resti indifferente al loro fascino, anzi. Solo si tratta di un'attrazione un po' ambigua, un po' odi et amo.
Resto tanto ammirata dalla loro grande bellezza quanto nauseata dal loro traffico puzzolente, eccitata dal brulicare di vita quanto spossata dalle moltitudini di gente.
Scovo contraddizioni ad ogni angolo, le registro parlottando tra me e me, quasi a fare un bilancio di pro e contro, utile a convincermi che, tutto sommato, sto bene dove sto, nel mio paesello di provincia.
Dico sempre che non potrei mai viverci in una grande città, eccezione fatta per Roma e per Parigi.
Forse perchè riescono comunque a preservare al loro interno angoli e quartieri in cui la vita sembra scorrere a ritmi più lenti, dove il caos del traffico e il marasma dei turisti resta un brusio lontano, appena percepito e pare quasi di poterci vivere una vita "normale", da villaggio.
Probabilmente la mia è un'idea mooolto romantica e son certa che romani e parigini non impiegherebbero tanto a smentirmi. Ed è anche vero che non ho all'attivo una lunga serie di città visitate nella mia breve vita di viaggiatrice, quindi parlo un po' senza sapere di cosa sto parlando.
Comunque poco importa: il risultato non cambia.
Dopo l'impatto dei primi giorni abbiamo iniziato a defilarci al motto di "via dalla pazza folla", rallentando il passo e indugiando lo sguardo.
E così tra una strada ombreggiata dall'edera, vetrine di botteghe artigianali, cortili assolati di atelier, piccoli bistrot ho lasciato andare uno dei miei sospiri sognanti.
E il pensiero l'ho fatto, eccome se l'ho fatto. "..ecco, io qui ci potrei anche vivere...".
Un giorno siamo scesi con la metro a Piazza del Popolo.
Da lì abbiamo preso Via Margutta, poi siamo risaliti per Trinità dei Monti e dopo due tramezzini su una panchina sotto il sole a Piazza del Popolo siamo saliti sul Pincio, per lasciar vagare lo sguardo su una Roma che splendeva sotto un cielo blu che di lì a poco si sarebbe rannuvolato nuovamente, come ogni pomeriggio.

lunedì 2 giugno 2014

trenta dì: maggio

trenta dì conta novembre,
con april giugno e settembre,
di ventotto ce n'è uno, 
tutti gli altri ne han trentuno.

Istantanee di attimi, luci, colori e sapori che scandiscono il tempo dei mesi che si rincorrono l'un l'altro.

Maggio è il mio mese del cuore.
A maggio è sempre festa. 
A maggio sono nata. A maggio mi sono sposata. 
Adoro maggio. 
Non mi delude mai.
Mi regala le sue giornate lunghe e calde. 
Gli acquazzoni del pomeriggio, forti, tonanti e scroscianti pioggia fitta.
Che mi fanno sussultare di emozione e paura. 

A maggio una passeggiata a Venezia è d'obbligo.
Galeotta fu una sera a Venezia andando per bacari e calli, dieci anni fa, di già.
E così questo mese una domenica di sole abbiamo preso il treno, tutti e quattro, venti munti sulle rotaie, e poi via a macinare pietre sotto i piedi, prendendo scorciatoie che le carovane di turisti paonazzi nemmeno immaginano, poi tappa obbligata in uno dei nostri bacari di fiducia, una mostra, e poi rientrare a casa, stanchi ma felici.
Bello tornare sui passi fatti tenendo per mano i frutti dell'ebbrezza di quella sera di maggio. 
I migliori postumi che avrei mai potuto immaginare. 
venezia ©shaulalala.blogspot.com
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