lunedì 7 ottobre 2013

la logistica nei giorni di pioggia

La logistica nei giorni di pioggia mi farebbe spegnere la sveglia e girarmi dall'altra parte.
Che sotto le coperte c'è un così bel tepore, fuori piove, fa freddo, non c'è nemmeno il riscaldamento acceso e neanche l'ombra di un croissant ad aspettarmi sul tavolo in cucina.
Chi me lo fa fare ad uscire da questo caldo letto?
Non è mica scuola dell'obbligo poi?
Sì, lo so, siamo ancora in pieno inserimento, gli ultimi due giorni della settimana scorsa, sventata la crisi di governo, quella di Cora con l'asilo ci ha invece travolti e non è il momento ora di mostrare tentennamenti e mettersi a farle confusione con sciocche pigrizie e lamentele sul "ma che freddo che fa".
A scuola si va. Punto.

La logistica nei giorni di pioggia mi fa desistere dall'alzare le tapparelle di casa, che tanto tempo mezz'ora dobbiamo essere fuori tutti e se piove di "stravento" mi viene dentro tutta l'acqua e allora sì che questo diventa di diritto il peggior lunedì dell'anno.
E quindi mi tocca far colazione, lavarmi, vestirmi asserragliata dentro casa con le luci accese alle otto del mattino.
Non lo tollero.

La logistica nei giorni di pioggia comporta che il più piccolo dei tre alla fine esca di casa in pigiama, che non vale proprio la pena di far tanta fatica a spogliarlo e vestirlo che tanto poi si torna a casa e si sciabatta tutta mattina.



La logistica nei giorni di pioggia fa sì che io me ne esca di casa vestita (...vestita?...) come non avrei il coraggio di andarmene in giro nemmeno per casa.
Con il piccolo nel marsupio sulla schiena, e la grande per mano.
Che però è proprio graziosa, nonostante la pioggia e il cielo grigio, con il suo ombrellino rosso, l' impermeabile giallo e gli stivaletti rossi di gomma.
Le farei un paio di foto, un piccolo shooting in stile "singin' in the rain", così bardata, ma pioggia e reflex è un binomio che cerco di evitare come la peste se posso.
Anche perché se mi si svampa questa, non c'è nessun maialino da rompere per rimpiazzarla con una nuova.
Ed è uno scenario che non voglio nemmeno immaginare, mi vengono i brividi, peggio di un film horror.

La logistica nei giorni di pioggia non mi fa rimpiangere Casavecchia.
Nemmeno un pochino-ino-ino.
Anche perché non c'era, una logistica nei giorni di pioggia.
Paolo prendeva la macchina per andare al lavoro.
La nostra unica e sola macchina.
Punto. Fine dei giochi.
Perché, per quanto motivato fosse, cinque chilometri di bici, più trenta minuti di treno, più dieci minuti a piedi, all'andata e viceversa al ritorno, sono difficili sotto la pioggia battente, alle 7 del mattino e alle 6 della sera, nonostante abbigliamento tecnico, poncho e quant'altro...che va bene la mobilità sostenibile, ma non si può davvero, ci sono dei limiti e vanno rispettati.
Quindi se lui aveva la macchina io restavo a piedi, chiusa in casa tutto il dì con il fango fuori dalla porta, le oche starnazzanti fuori dalla finestra e le brume dell'autunno dentro l'animo...
Nell'eventualità di un qualche impegno improrogabile scattava la caccia ad un passaggio, da cercare tra i componenti della casa o tra i familiari fuori dalla casa.
Il che faceva un gran bene al mio senso d'indipendenza e autonomia.
E soprattutto era un' impresa non facile, visto che con un bambino, tra seggiolino e passeggino e amenità varie, hai bisogno di spazio sufficiente a trasportare tre persone.
Figurarsi con due bambini under tre. 'Na passeggiata.
No, appunto, una passeggiata no, perché a Casavecchia la prima forma di civiltà che non fossero campi, qualche casa, il passante coi suoi tir, la si poteva incontrare non prima di cinque chilometri.
Quindi anche l'autobus era un mezzo agognato.
Quindi ora, qui, a due passi dal centro di questo grande paesotto-piccola cittadina di provincia, la logistica nei giorni di pioggia è davvero una passeggiata.
Nient'altro che una passeggiata, un po' sghemba e molto buffa.
E quasi quasi domattina, se non piove troppo, un paio di foto le faccio, giusto così, per cogliere il lato giallo della pioggia.

5 commenti:

  1. Insomma in po'd'uggia...
    Invidio la dimensione paaseggiante del centro. Io ho in quartiere a disposizione, ma è Sans âme, senz'anima. Per fortuna c'è il sole...

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  2. @ squa: in realtà è davvero un piccolo centro, senz'altro vi sono quartieri in certe città più grandi e variegati e serviti del mio paesello.
    Ma mi piace così, c'è tutto quel che serve a portata di piedi: scuole (materna, elementari e medie), il medico, il pediatra, le botteghette e la piazza con il mercato settimanale, la biblioteca e il distretto sanitario.
    Anche un piccolo cinema, che resiste stoico e propone rassegne di film d'essai.
    Manca un po' di proposta culturale e artistica, ma in cinque minuti, sempre a piedi, siamo in stazione, e in venti minuti di treno siamo a Venezia.
    Per ora non ci lamentiamo, ma con il sole è senz'altro meglio!

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  3. La logistica dei giorni di pioggia qui è diventata scienza approfondita. Londra ci ha costretti a farci il callo. se penso che a scuola li porteranno comunque in giardino a giocare alla fine me ne faccio una ragione anch'io...

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  4. Le nostre vite sembrano molto diverse ma le giornate di pioggia le rendono vicine :)

    Qui a Roma quando arrivano i primi acquazzoni è un po' un evento, il cambio di stagione arriva violento e alla fine io torno bambina. Sfodero l'impermeabile dell'anno prima e il cappello e mi diverto in giro per il centro a passeggiare. Certo con Vittorio è dura.. Finora in un paio di occasioni l'ho sigillato come un sott'aceto nella plastica del passeggino!

    Comunque viva la pigrizia, il tutone e le gocce che scendono sul vetro della finestra :)

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  5. @ why: uh, il callo da pioggia, non so se ce la farei...comunque quasi quasi preferirei che li mandassero anche qui fuori in giardino con la pioggia: quando sta dentro tutta la mattina poi torna a casa con un eccesso di energie non smaltite non sempre facili da gestire!

    @ VittoriosSecret: bello il tutone e la divanata, sì!
    Ma anche bello passeggiare tra foglie e pozzanghere: oggi il piccolo era dai nonni e quando sono andata a prendere la grande all'asilo ci siamo fatte quattro lunghi passi, con tanto di pausa panchina, e abbiamo fatto i buchi con l'ombrello nelle pozzanghere di fango...bello!

    p.s. per tutte:
    che bello...Francia, Londra, Roma...tutte sotto lo stesso ombrello!

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